venerdì 6 novembre 2015

Buzzati - Bestiario


Qualcosa - ed è istinto fallace - gli fa credere ancora che in qualche parte del mondo acqueo esista un essere come lui, magari un altro mostro solo, una creatura uguale ed amica. L'idea della solitudine perenne non può consistere neppure in quell'embrionale cervello e, se vi penetrasse, provocherebbe probabilmente la morte dell'impotente organismo. E' la potentissima vitalità dell'istinto, che privazioni e abitudini non potranno mai soffocare.
Per questo il cosiddetto serpente di mare va errabondo per gli oceani, cercando senza requie quello che non potrà mai trovare. Si sprofonda nei burroni più tetri e inaccessi, costeggia i continenti, fruga tra i piedistalli delle isole, va a curiosare nei golfi e nei fiordi. Di tanto in tanto gli pare di intravedere qualcosa che gli assomiglia e si avvicina con il batticuore; ma non è che un sinistro spuntone di roccia o il tormentato carcame di una nave. Allora esso si ferma qualche istante boccheggiando, prima di riprendere il desolato cammino..
Dove sia oggi nessuno lo sa. Ma c'è, questo è ben certo, in un preciso punto degli sterminati mari. Potentissimo e inoffensivo, enigmatico per tutti gli altri animali e l'umanità intera, esso si ostina a cercare, senza accorgersene, nelle acque dove ha già cercato tante altre volte invano, immaginando di esplorare mari sconosciuti..
E' meglio quindi per lui navigare nel profondo e laggiù consumare gli inutili anni, alla disperata caccia dell'inesistente compagna. A noi, sinceramente, fa una grandissima pena, tanto più se si pensa che forse non morirà mai.
da "Un serpente di mare spaiato"


Bloch - Gotico Americano


E tuttavia, chi era lei per giudicare dall'alto in basso?Il fruscio della sua gonna di seta cruda le ricordò che anche lei stava fingendo. Sotto il suo abito, la crinolina e l'ovatta e il busto erano falsi. E malgrado le piume, quello che portava sul capo era soltanto un cappello, non un uccello dalle grandi ali. In mano teneva quella che era chiamata una borsa da castellana... ma lei non era una castellana, una signora del castello. Anche se poteva diventarlo.
Poteva diventarlo. Quel pensiero le fece accelerare il battito del cuore; le sembrò di udire quel rumore sordo mescolarsi con lo stridulo tintinnio del campanello notturno..
Sì, lei avrebbe potuto abitare in un castello, se la finzione avesse funzionato. La pettinatura curata fin nei minimi particolari, la cipria applicata sul viso con meticolosità e il profumo e il patchouli avevano il compito di mascherare i trentacinque anni suonati sotto una maschera di gioventù.

Qualche volta era difficile separare le illusioni dalla realtà, perché si doveva servirsi delle une per raggiungere l'altra. E anche se si conosceva al differenza tra la verità e una bugia, c'erano momenti in cui era meglio fingere, anche con sé stessi.

Ecco il sistema: usare la finzione per raggiungere la realtà.