martedì 19 novembre 2013

Pus underground - Nicola Skert


"Bene un corno, maledetto lavoro. Dovrei chiedere un'indennità professionale da risveglio coatto. La sera mi addormento male, angosciato dall'idea del prematuro risveglio, poi quando finalmente mi addormento mi assale ogni timore..
Ma secondo te fa bene un trattamento quotidiano in cui un corpo e una psiche sono costretti a risvegliarsi prima del momento fisiologico? La risposta è NO! Non può fare bene! Eppure c'è l'indennità per chi è esposto all'amianto, la pensione anticipata per i soggetti al alto logorio fisico, indennità di trasferta, ma non per chi si deve svegliare ogni giorno di gran lunga troppo presto!"
"Non essere così acido di prima mattina caro, lo sai che poi digerisci male e ti viene l'alito cattivo, poi..."
"E chiederò il risarcimento anche per quello, allora! Chi mi quantifica il danno psico-fisico provocato da un risveglio non fisiologico? Qualcuno ha mai proposto uno studio medico sui potenziali danni provocati da un simile trattamento? E' mai stata accertata la salute dei pendolari secondo criteri epidemiologici? E soprattutto, nessuno ha mai pensato che potesse esser una patologia legata a un sistema lavorativo dannoso alla salute quanto l'esposizione a sostanze pericolose? No eh?"

Condannati a una sorta di ergastolo, i dipendenti statali una volta assunti giungono alla pensione dopo trenta, quarant'anni trascorsi allo stesso posto di lavoro. Gli stessi muri, le stesse mansioni, le stesse facce. Per decenni. La materia cerebrale si fa sempre più grigia e spenta, liquefacendosi di giorno in giorno nel calderone della routine quotidiana. Così subiscono un processo involutivo. Diventano bambini, bambini che frequentano svogliatamente la stessa scuola da decenni e che per ammazzare il tempo si cambiano dispettini, battutine, amori ridicoli, pettegolezzi. Poi giungono alla pensione e se sono riusciti a levigare bene le proprie circonvoluzioni cerebrali, allora avranno la fortuna di non chiedersi che ne è stato della loro vita.

Forse tutti nascono detenuti in una matrioska di prigioni, si evade da una e si ha l'illusione di essere finalmente liberi. Si trascorre la vita sempre allo stesso modo, tra un'evasione e l'altra, tra un luogo di detenzione e un altro, fin quando finalmente si evade dall'ultima prigione. Allora ci si rende conto che si è faticato inutilmente, che tanto valeva rimanere rinchiusi in quella originaria, giacché la libertà finale coincide con la morte e ogni forma di vita è ergastolana prigionia. 

Girandosi e rigirandosi sul materasso, cercava il punto dove si nascondeva il sonno, senza per altro trovarlo. Quando si arrese all'evidenza di una notte insonne, si mise supino a fissare un punto ignoto del soffitto. "Forse, forse non riesco ad addormentarmi perché il mio sonno è fuori con gli amici a far baldoria, e qualcun altro assieme a me è insonne a casa ad aspettarlo..."

Eppure una volta ci si drogava per fuggire dalla realtà. Adesso per aderirci meglio.

La realtà è uno scheletro che rimpolpiamo con il modo in cui ci si approccia alla vita. Di volta in volta è un bellissimo animale o il mostro dei nostri peggiori incubi, e non permane mai in una condizione duratura.

E' un pessimo lavoro quello del ricercatore, indipendentemente dal campo in cui operi, sia esso criminale, archeologico o scientifico. Le scoperte vengono vendute in sintesi avventurose, ma nella maggior parte dei casi sono frutto di pazienti attività ripetitive, dove l'ottusità del caso prevale sull'intuizione geniale. Poi frotte di giovani sognatori ne rimangono affascinati e cadono nella trappola di lavori assai più umili e noiosi di quanto avevano immaginato.

25052013

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