Fin da bambina, so che gli oggetti finiscono dentro buchi neri. Dimenticandoli troppo in fretta, li offendiamo e loro scompaiono per sempre. Al contrario, se si dimostra subito, con un'agitazione febbrile, che li stiamo cercando, li troviamo dove tutti hanno guardato cento volte, ma senza fede. La preghiera a sant'Antonio da Padova è quindi solo un metodo supplementare per concentrarsi come medium. Non si tratta più di chiedersi "dove posso averlo perso?", bensì "dove si sarà ficcato?". L'immaginazione oscilla alla ricerca di questi oggetti effimeri, che strisciano, saltano, prendono il volo, si rintanano e si camuffano: scialli gialli che si confondono con il tessuto rosso della poltrona, una scarpa verde che viene inghiottita dalla moquette grigia. La cosa buffa è che, cercando una borsa, ci si imbatte in una scorta di sigarette. E cercando le sigarette si ritrova la collana andata perduta da anni.
Eppure non sono così lontani i tempi in cui si poteva fumare sui pullman e sugli aerei. I portacenere incassati nei braccioli o dietro i sedili testimoniano ancora quella dolce umanità. Ormai siamo privati delle sigarette migliori: quelle che ingannano l'ansia della separazione, che rassicurano i claustrofobici e i tanatofobici e che riempiono le lunghe ore dei voli notturni.
In nome della sigaretta sono stati commessi più che crimini, delitti minori, ma non sempre insignificanti, come testimonia un fratello londinese. Avendo il padrone del pub strillato il tradizionale last order, Michael Fagan ordina l'ultima pinta di birra e tira fuori di tasca il suo pacchetto di Players, che è vuoto. Ci legge un segnale. "Ultima birra della serata. Ultima sigaretta della mia vita" dice a sé stesso. Per festeggiare il suo ritorno alla salubrità, decide di tornare a casa a piedi. Ma più va avanti, più ha voglia di fumare. Ah! Fumare camminando nel silenzio di una notte di luglio! Se ancora avesse potuto lottare contro una vera sigaretta... Invece che contro l'idea di una sigaretta... Costeggia un grande edificio, vede una luce alla finestra, immagina subito qualcuno che sta fumando, mentre legge a letto. "Vedo già sigarette ovunque, promette bene!" Ma è irrefrenabile. Come in un sogno, si ritrova nella camera da letto di una donna non più molto giovane, immersa nella lettura di un giornale di ippica. "Non avrebbe una sigaretta, per caso?" Lei lo guarda, impassibile, poi esce dal letto con molto sussiego, passa nella stanza accanto e gli porge un pacchetto di Chesterfield. "Lo ha lasciato qui mia sorella. Non ho altro." "Va benissimo. Permette che ne fumi una con lei?" "Non fumo, ma faccia pure, la prego." Lui si siede sul letto, lei piega le gambe. "Sa avevo deciso di smettere questa sera..." "Sì, lo so, è dura. Mia sorella non la pianta mai di dirlo." Fuma, beato. Con discrezione, lei riprende il suo giornale, per riporlo, senza imbarazzo, al primo colpo si sonno. Lui si alza. Lei accenna un movimento. "Non mi accompagni, conosco la strada. Buonasera. E grazie ancora." Le fa un cenno, dicendosi che quella tizia le ricorda qualcuno. Il mattino del 9 luglio 1982, tutti i tabloid britannici, subito ripresi dalla stampa internazionale, mettono in prima pagina questo banalissimo incidente. Si dava il caso che la home in cui si era introdotto Michael Fagan fosse Buckingham Palace e l'ospite fosse la regina d'Inghilterra. L'episodio fece scandalo. Il tipo avrebbe potuto essere uno scassinatore, uno stupratore, un regicida o, peggio ancora, una spia. Era dunque un miracolo che la regina fosse stata esposta semplicemente al fumo passivo.
19082013
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